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giovedì 12 aprile 2012

Giorgio de Chirico - "Ettore e Andromaca"


La Pittura Metafisica di de Chirico

Cosa è diventato l'uomo contemporaneo? Un manichino, un forma presa dalla vita ma che ora è senza di essa, spogliata dei suoi sentimenti e valori. Un pupazzo immobile, rigido e congelato nella sua forma. E' l'arte metafisica di Giorgio de Chirico (1888-1978 è stato anche scrittore del'importante opera letteraria "Ebdomero" narrazione dalla trama libera e ddai protagonisti variamente indefiniti) a dimostrarcelo, con un opera di altissimo valore estetico e simbolico che racchiude al suo interno quello che la pittura è stata per questo maestro.
Le opere infatti si caratterizzano per architetture semplici, a volte tendenti alla sproporzione, e alla totale assenza di figure umane. Sulla tela compaiono forti omaggi all'archeologia, con precisi lavori -esasperati fino all'ossessione- immersi in una sorta di limbo magico e oscuro dove la mente dell'osservatore può vagare liberamente e senza costrizioni del pensiero imposte dall'esterno.
Il quadro di oggi vede lo strazio devitalizzato di due figure: Ettore, pronto a partire per la guerra, e la tristezza di Andromaca nel separarsi dal suo amato. Le strutture e le costruzioni intorno sono fisse, immobili, quasi a voler bloccare questo momento così intenso, così come le lunghe ombre che si stagliano sui due personaggi, volte a suggellarne l'ultimo e fatidico abbraccio.
Giorgio de Chirico - Ettore e Andromaca

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