"C'è del metodo nella sua follia"
In questa famosa opera del 1935, la celebre artista messicana mette su tela la triste storia di una povera ragazza uccisa all’epoca da un uomo ossessionato dalla gelosia per lei. Il fatto sorprendente di quell’episodio, in cui l’omicida pugnalò ripetutamente la giovane, dettò molto scalpore quando il femminicida, di fronte al giudice dopo essere stato catturato, giustificò il folle gesto affermando con imperturbabile naturalezza “Ma è solo qualche punzecchiata, niente di che”. La Kahlo, nella sua vita sentimentale estremamente tormentata (innamorata di un uomo che la tradiva ripetutamente, soprattutto con la sorella della stessa pittrice) e affetta da grave disabilità, utilizzò proprio la tela per trasporre questo episodio all’interno della sua stessa vita privata.
La violenza di quel terribile episodio, a distanza di anni, e in una società in cui i diritti umani e civili vengono sovente richiamati come false chimere a cui aspirare, ha continuato a ripetersi con identica follia. Viene subito in mente Filippo Turetta, il 22enne che ha ucciso fa la sua ex fidanzata, Giulia Cecchettin, prossima a laurearsi proprio il giorno dopo la sua scomparsa. La storia e la dinamica dei fatti è terribilmente nota a tutti, così come le struggenti immagini del funerale della povera ragazza.
William Shakespeare, citando il famoso Amleto, dice testualmente “C’è del metodo nella sua follia”, e sono parole che esplodono come una bomba mentre l’intero mondo, donne e uomini, soprattutto nelle scuole, batte forte i piedi perché si comprenda di essere arrivati al limite. Di fronte ad un evento di questo tipo la società si colloca sempre tra due estremi: la condanna e l’altro versante più ipocrita della giustificazione, dove si cerca, con sorprendente buonismo, di dare una motivazione dell’uccisione di una ragazza entrando nella psiche nel carnefice, nel suo vissuto, quasi a dire che le sue azioni sono dettate da un senso.
La logica purtroppo ci sta, non nella sua accezione comune, ma non è possibile ricondurre tutto al male. Forse ci si sta finalmente rendendo conto che occorre un nuovo punto di vista da cui guardare le cose con prospettiva diversa. Il difficile della modernità è che questa atmosfera omertosa di giustificare, oppure sapere e guardare da un'altra parte (quante volte, e non solo nel caso di Turetta, si viene a sapere successivamente che l’assassino aveva già mostrato nei confronti della vittima atteggiamenti pericolosi e violenti?) ha creato un sipario dove gli attori che non sono sul palco recitano davvero a soggetto, si mostrano per quello che sono, e la società non se ne accorge perché guarda solo quello che gli viene mascherato davanti. Solamente andando più indietro nel tempo, la storia ci mostra le tristi storie di Elisa Claps, Melania Rea, l’efferata uccisione di Sarah Scazzi, Giulia Tramontano. Sono solo alcuni nomi di un elenco terribilmente lungo che non accenna minimamente a placarsi.
Risulta davvero difficile credere che le cose possano cambiare semplicemente condannandole e punendo i colpevoli. E’ come prendere un medicinale per eliminare la febbre, ma è limitato alla cura di quei pochi soggetti che ne fanno uso. Bisogna invece e in chiave ottimistica, rimboccarsi le maniche e compiere un lungo e sapiente lavoro di destrutturazione e ricostruzione della cultura moderna, partendo dalle spalle dei giganti del passato. Costruire un futuro migliore possibile.
Questo è il compito delle istituzioni politiche, religiose, formative, dalle quali non si può assolutamente prescindere. La Politica dovrebbe aiutare il cittadino e guidarlo alla riscoperta della sua storia, della Costituzione, fargli sentire la sua presenza istituzionale all’interno della vita quotidiana. Eliminare i perniciosi residui di secoli di cultura patriarcale.
Alle Scuole è ovviamente demandato il compito di portare sui banchi il lavoro politico, educando i giovani proprio agli stessi valori che sono stati fondamento della Repubblica. Storia, filosofia, educazione civica, ma anche un occhio attento sulla cultura classica e la letteratura che hanno davvero tanto da insegnare, così come le materie scientifiche perché aiutano a usare la ragione. Far capire ai giovani che l’idea del “tutto e subito” dei social network non aiuta a costruire un futuro, perché per definizione li lega in modo eccessivo al presente, generandogli paure, timori di non riuscire, una continua ricerca di bisogni. Basterebbe osservare la storia dell’arte: tutte le grandi opere hanno richiesto tempo per diventare immortali.
Alla Chiesa moderna e alla sua evangelizzazione, il messaggio di Amore incondizionato che Gesù ha lasciato andrebbe esteso dovunque. Amare gli uni gli altri, come diceva, è l’unica chiave perché le generazioni capiscano quanto ogni persona abbia la sua importanza e meriti la medesima cura, attraverso un percorso di autoriflessione religiosa che porti a conoscere davvero chi è davanti a noi: “chi è senza peccato scagli la prima pietra”. E’ attraverso queste strade, anche se il tempo richiesto per percorrerle è tanto, che molti tristi episodi come quello della povera Giulia non avranno finalmente più ragione di esistere.
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