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giovedì 17 dicembre 2020

Viggo Johansen - Girotondo attorno all'albero di Natale

Natale in Danimarca

E' un Natale molto particolare, questo.

Il mondo è molto cambiato, la società stessa ha mutato in modo radicale molte abitudini e tradizioni, le persone, prese dalle preoccupazioni continue del quotidiano, dimenticano spesso, senza neanche farlo apposta, il senso della festa e della casa. Oltre a dimenticarlo, viene fatto dimenticare: il nostro poco tempo, i messaggi che il mondo invia, le attenzioni selettive rivolte ai più grandi problemi del nostro tempo non fanno altro che distogliere il nostro sguardo da tutto ciò che, in qualche modo, possa darci uno spiraglio di pace.

Esattamente come questo quadro, siamo alla ricerca del nostro girotondo: oggi infatti andiamo in Danimarca, più precisamente a Copenaghen, per conoscere un bravissimo artista, Viggo Johansen, nato in terra danese alla fine dell'ottocento. Johansen faceva parte dei pittori di Skagen, movimento artistico non lontano dall'impressionismo in cui confluirono numerosi pittori nel nord Europa.

La semplicità è la chiave di questa opera: sono infatti sufficienti quattro elementi per rendere questo girotondo magico e nello stesso tempo nostalgico: la presenza di numerosi bambini, la donna sulla destra, probabilmente la mamma, la domestica sullo sfondo e soprattutto il "trono regale" rappresentato da un bellissimo quanto enormemente addobbato albero di Natale, elemento centrale che unifica in un solo colpo la maestosità di questa splendida festa, il cerchio vitale costituito dal senso della famiglia e dell'amore, e la forte luminosità ad indicare speranza per l'umanità intera.


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Viggo Johansen - Girotondo attorno all'albero di Natale

domenica 29 novembre 2020

William Turner - Pescatori in mare

William Turner e la perfezione della luna


Una citazione del famoso autore Fabrizio Caramagna recita:

"Quando arriva una tempesta, sembra che il mondo sia tutto rumore e violenza. E la pace è l’ultima cosa che cerchi perché è l’ultima cosa che puoi."

E lo sa bene il famoso "pittore della luce", William Turner, primo tra i grandi precursori dell'impressionismo, che nel 1796 crea questa tela dall'intensità incredibile, frutto di un sapiente lavoro di analisi sia spaziale che temporale, collocando al centro della scena un peschereccio in totale balia delle onde, completamente circondato dall'acqua e quasi sul punto di rovesciarsi. Poco più a fianco, sulla parte destra e quasi al buio, un'altra piccola nave si trova nella stessa identica situazione.

Guardando ancora più a fondo l'opera è possibile scorgere gli uomini a bordo che in tutti i modi combattono la furia delle onde, uniti tutti insieme in un momento così drammatico. Ma l'intelligenza di Turner non è soltanto nella perfetta descrizione della difficoltà del momento, quando dal fatto che utilizzando la luna come "luce naturale", rende perfettamente visibile l'intero contesto del quadro: ecco infatti che scorgiamo in lontananza i pericolosi scogli dove le imbarcazioni potrebbero andare a sbattere, le nubi minacciose, nere come la notte più buia in un mare ancora più cupo. 

Per lo spettatore è logico chiedersi se alla fine, i poveri uomini riusciranno a salvarsi o sono destinati a terminare in acqua i loro giorni: tuttavia, la luce stessa della luna piena, in grado di mostrare agli occhi di chi guarda l'intera scena, potrebbe anche essere intesa come faro di salvezza, fuoriuscendo dalle nubi scure come a voler indicare la fine della tempesta.

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William Turner - Pescatori in mare


domenica 15 novembre 2020

Alfred Sisley - Sentiero a Louveciennes

La passeggiata autunnale di Sisley

Percorrere un sentiero in autunno somiglia molto ad un viaggio in un regno della fantasia: attraverso una dimensione della natura che assolutamente non è possibile contemplare se non in questo periodo, vediamo colori incredibili, profumi particolari, immagini uniche. L'autunno cambia il nostro modo di percepire le cose al di fuori di noi non solo emotivamente, ma anche e soprattutto a livello sensoriale.

La terza stagione dell'anno ci rende infatti più attenti, in una fase liminare che ci colloca esattamente a metà tra i ricordi dell'estate e i pensieri dell'inverno. L'autunno è un tramite, un messaggio. Un avviso al tempo che cambia, come la vita delle persone. Proprio Alfred Sisley, nel suo immenso talento, ci rende questo a portata di mano descrivendo con grande sapienza questa bellissima immagine di Louveciennes, bellissimo villaggio della Francia settentrionale a cui il pittore inglese di stampo impressionista era molto legato.

Il quadro "viaggia" letteralmente con l'osservatore: noi stessi siamo nella tela e camminiamo su questo sentiero. La tecnica di Sisley, già in questa opera assolutamente evoluta, riesce a rompere la profondità portando lo spettatore a proiettarsi lungo il viale, in un gioco di linee e simmetrie che rendono chiaramente l'intento di muovere l'azione. Il quadro infatti non è statico, ma ci obbliga a camminare dentro esso, grazie anche ad alcune figure che si snodano lungo la strada, e che contribuiscono ad arricchire l'esperienza viva di questo dipinto.

Alfred Sisley - Sentiero a Louveciennes



giovedì 5 novembre 2020

John Atkinson Grimshaw - Rimpianti d'autunno

Il potere riflessivo dell'autunno nell'opera di Grimshaw

Una delle massime più note del grande Confucio recita così: "Si hanno due vite. La seconda inizia il giorno in cui ci si rende conto che non se ne ha che una".

Il rimpianto è lì, quando spesso volgiamo lo sguardo su noi stessi, facendo il conto di quanto abbiamo realizzato, quanto abbiamo "incassato", ma anche ciò che abbiamo perso per strada, volontariamente o no. Il rimpianto è subdolo perché può colpirci in ogni momento, anche nella nostra migliore performance. Ci suscita domande alle quali è praticamente impossibile dare risposta, perché essa sarebbe dovuta realizzarsi solo nel passato.

In particolare tuttavia, il dover far conto con i nostri sè e ma ha una collocazione nel tempo ben precisa, dove questo autoleggersi diventa più forte: in autunno. La stagione che porta all'inverno, che ci insegna attraverso le foglie che cadono, i colori che ingialliscono e la pioggia silente quanto il tempo scorra in una sola direzione, avanti, e non può tornare indietro. E tutti almeno una volta nella vita hanno sperimentato quel disorientamento tra ciò che siamo, quello che abbiamo fatto, e tutto ciò che invece rientra nel campo delle possibilità andate per un altra strada.

E in quest'ottica di il bellissimo quadro di Grimshaw acquista ancora di più un senso forte: lo vediamo nelle intense colorazioni autunnali degli alberi, che sembrano perdere forza andando verso l'alto, indebolite dall'aria grigia della giornata descritta dal pittore di Leeds che tanto ha amato nel suo lavoro raccontarci la sua esperienza dell'autunno. Lo vediamo nella donna, unico soggetto vivo nella foto, mentre guarda vagamente verso l'avanti. Un dinnanzi che non è lo spettatore che guarda la tela, ma, andando più a fondo, un suo rovesciamento di prospettiva: la dama guarda infatti al suo passato per capire come leggere il suo futuro.

Nella tela, così a carattere malinconico, però, vi è un motivo di forte speranza: esattamente come diceva Confucio, capire il senso della nostra vita, come sta tentando di fare questa donna, è il segno preponderante del non doverci arrendere mai. Di procedere spediti per la nostra strada, di guardare sempre al passo successivo che dobbiamo fare senza mai arretrare.

John Atkinson Grimshaw - Rimpianti d'Autunno


domenica 25 ottobre 2020

Edward Hopper - I Nottambuli

La visione della solitudine moderna in Hopper

Cosa ci sta dicendo Hopper con questo quadro?

I suoi nottambuli, o ancor meglio, Nighthaws - Falchi Notturni come titolo originale dell'opera, prendono vita nel 1942, in questa famosa opera che è esposta nell'Art Insitute di Chicago. Il quadro venne realizzato da Hopper che fece da modello di sè stesso grazie ad uno specchio (l'uomo con il naso adunco al centro, da qui il titolo "falchi", che guarda verso il basso) e alla collaborazione di sua moglie Josephine. Vediamo chiaramente la scena in modo molto semplice: tre individui sono all'interno di un locale insieme al barman, è notte, le strade sono vuote.

Pochi elementi che però dicono molto: l'opera infatti va assolutamente studiata nella sua completezza ed espansione spaziale, andando a guardare proprio fuori del ristoro per capire meglio il suo senso, che è di autentico silenzio. Il quadro parla attraverso il non detto della strada vuota, del piccolo riquadro in cui sono contenuti i personaggi, la perfetta centralità dell'individuo seduto di schiena di cui non riusciamo a cogliere alcun particolare riconoscibile. Le quattro figure nonostante siano insieme nello stesso spazio, appaiono vuote, sole, e quasi distanti: lo scopriamo nel volto dell'uomo dal naso adunco che guarda verso il basso, mentre a fianco a lui la donna dai capelli biondi appare intenta a fare altro. Lo stesso barista appare distante dai suoi avventori, come avvertisse il disagio di quel momento e dell'ora tarda in cui quei suoi clienti notturni vanno a trovarsi lì.

E' un dramma fatto di solitudine, di individui che non condividono più nulla se non un luogo, ma senza essere realmente vicini. Hopper in questo quadro descrive l'anomia e l'assenza vitale della società americana dei suoi anni, ma il quadro oggi è perfettamente attuale.

Come i protagonisti del quadro infatti, ci troviamo oggi soli di fronte ad una società che ci appare sempre più lontana e che fagocita l'individuo nella sua grandezza (pensiamo proprio alla grande dimensione che il pittore mette nel descrivere il contesto a discapito dei quattro personaggi), un periodo storico più grande di noi dove anche chi ci sta accanto è distante e deve restare tale. Alla ricerca, tutti, del senso e di una soluzione al buio che ci avvolge: e che forse è una luce, come quella del bar di questo quadro, in grado di illuminare un notte così silenziosa.

hopper nottambuli


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