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venerdì 25 gennaio 2019

Hiroshige Utagawa - "Atagoshita e strada per Yabu"


"Alzo il capo e vedo
me coricato
nel freddo."

(Miura Chora)

Nel silenzio dei nostri pensieri, la neve cade sulle nostre orme, senza parlare, senza alcun rumore, senza fretta e senza alcun clamore. La neve è lenta, ma costante, è affascinante, ma insidiosa. La neve è l'inverno nella sua forma più pura, quando il freddo fuori di noi è talmente grande da creare questa magia almeno una volta all'anno. E non in tutti i luoghi comunque. La neve sceglie dove cadere.

Ed è nel suo candore che riscopriamo tutto ad un tratto, come colpiti da una forte rivelazione, la necessità per noi stessi di ritrovarci, di fermarci, di guardare a noi e capire dove ci collochiamo nel grande senso dell'esistenza. E' la lentezza dei suoi fiocchi a invitarci a riflettere lentamente, con calma, sul tempo che scorre e muta ogni giorno. Di fronte alla neve siamo tutti viandanti in cerca di una strada che ci viene cancellata davanti proprio dal suo bianco mantello, come a ricordarci che spesso il percorso della nostra vita è oscuro e siamo soltanto noi ad essere in grado di rischiararlo. Perché i nostri passi precedenti vengono ricoperti e quindi non potendo guardare indietro, siamo spinti finalmente ad abbandonare le nostre remore e a camminare in avanti rischiando qualcosa di noi.

Ma la neve è anche il ritrovo della propria serenità: di fronte al freddo, riscopriamo il nostro calore vitale nelle cose che contano. 

Hiroshige-Atagoshita-strada-Yabu"
Hiroshige - Atagoshita and Yabu Lane



Non a caso è proprio il maestro Hiroshige Utagawa a tornare sui nostri passi con questo bellissimo Ukyio-e che mostra la strada per Yabu innevata mentre alcune persone la attraversano. La bellezza di quest'opera è tutta nella splendida armonia che predomina su ogni singolo elemento: gli individui, la neve, gli uccelli, gli alberi e il fiume alla destra: tutto perfettamente disposto in un ordine "divinamente" logico che ci ricorda come natura e uomo devono sempre essere in sintonia per trovare, dentro di noi, il "cuore nascosto" che l'inverno ci invita a cercare.





martedì 15 gennaio 2019

Jack Vettriano - Un passato imperfetto (An Imperfect Past)



Cosa vogliamo vedere quando guardiamo dietro di noi?


La ricerca di sé stessi parte sempre da quello che ci accade, senza dubbio, e solo sulla base dell'esperienza che passiamo diviene sempre più inevitabile trarre conclusioni sul senso del nostro esistere. Ci voltiamo indietro per cercare delle risposte, per guardare a qualcosa che siamo stati e magari non possiamo più essere, per tornare ad un ricordo dove siamo stati felici o dove abbiamo trovato qualcosa che ha guidato il nostro cammino.

Il filo conduttore è il passato: lontano o vicino che sia, ci affascina sempre come un richiamo continuo e inesorabile, ci spinge a girarci verso di lui. Il passato a volte tradisce, ci mostra una realtà desiderata che proiettiamo poi come immagine di un nostro ipotetico futuro e a volte invece è un ottimo maestro perché ci impedisce di sbagliare. E proprio qui compare il grande artista Jack Vettriano, di cui spesso abbiamo parlato in queste pagine e la cui opera di oggi compare come una delle più affascinanti e criptiche.
vettriano imperfect past
Jack Vettriano - "An Imperfect Past"
La tela dell'artista scozzese ci mostra una bellissima donna in abiti provocanti guardare le immagini proiettate su una parete mentre alle sue spalle un uomo, probabilmente il suo maggiordomo (sempre caro alla tradizionale arte di Vettriano) partecipa all'intera azione dietro al proiettore. Pur distaccati (la donna non può vedere l'uomo di spalle), i due individui comunicano silenziosamente tra loro come unici protagonisti della scena che gli si mostra davanti. Ma la donna cosa sta osservando?

Pur vedendo la proiezione di fronte a lei, anche se non direttamente visibile all'osservatore, la posa composta e rilassata della donna ci fa pensare a qualcosa legata ai suoi ricordi più intimi. Un uomo, un ricordo di una persona amata, che attraverso una sorta di rito "cinematografico" viene rivissuto da questa ragazza che proprio per l'incontro straordinario che fa con ciò che è stato, si fa bella e sensuale per l'evento, mentre dietro di lei il maggiordomo che l'assiste pare raffigurare allegoricamente l'esperienza dell'anzianità che la guida in questa analisi del suo "passato imperfetto". Imperfetto perché non le dà ancora le risposte che cerca.  E come in altre opere dell'artista, il soggetto femminile, in posa di alta classe, mira e attende allora che il suo amato le parli nella sua più totale bellezza.





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