Magritte, il mistero indefinibile del reale
Il pensiero dell'amore ci coglie tutti i giorni impreparati. Alcuni lo trovano, altri lo cercano, altri in qualche modo l'hanno sempre avuto. Ma l'amore non si può spiegare.
Gli piace coglierci all'improvviso, quando siamo girati di spalle, e di colpo cambia ogni punto di vista, ogni logica, ogni significato. Considerazione forse sciocca, ma all'amore piace prenderci in giro, gioca con noi, ci seduce e ci fa diventare quello che abitualmente non siamo.
Esattamente come queste due figure velate che si baciano davanti a noi, il sentimento così come noi solo lo conosciamo è nascosto agli occhi normali del quotidiano, come due visi in cui tutti possiamo riconoscerci, ricoperti dai lenzuoli del nostro essere e di quello che siamo nella vita.
René Magritte (1898-1967), pittore belga e altro grande surrealista è riuscito però a mostrarci quello che non si può definire attraverso la sua arte (trompe l'oeil, ovvero l'illusione di vedere oggetti tridimensionali disegnati su un piano a due dimensioni), in cui invece di dare spiegazioni e delineazioni sul reale, ce ne pone davanti il mistero più complesso.
Molti pensano tuttavia che l'idea di questo artista di ritrarre dei soggetti coperti da un panno sia derivato da un trauma infantile causato dalla morte della madre (che fu ritrovata nel fiume Sambre suicida proprio con il volto coperto), ma in realtà la classe di Magritte è tutta nel percepire concretamente le difficoltà di porre su tela emozioni così intime e personali che vanno ovviamente prese nella loro soggettività. Nella sua vita e carriera artistica, Magritte conobbe le opere di Giorgio De Chirico, dal quale fu profondamente ispirato. Toccò anche per un breve periodo anche il cubismo e il futurismo, prima di approdare al surrealismo. Sviluppando tuttavia una sua versione personale di questa ultima corrente, egli divenne un vero e proprio illusionista dell'onirico, portando all'attenzione scenica oggetti che si trasformano o paesaggi contemporaneamente notturni e diurni.
Non si tratta tuttavia di un intento psicoanalitico teso a far emergere l'inconscio umano, ma la spinta a porre domande concrete sul paradigma più grande: l'insanabile distanza della realtà dalla sua stessa rappresentazione. Un cortocircuito che alla pari dei sogni, gli dava sempre fortissima ispirazione.
Esattamente come queste due figure velate che si baciano davanti a noi, il sentimento così come noi solo lo conosciamo è nascosto agli occhi normali del quotidiano, come due visi in cui tutti possiamo riconoscerci, ricoperti dai lenzuoli del nostro essere e di quello che siamo nella vita.
René Magritte (1898-1967), pittore belga e altro grande surrealista è riuscito però a mostrarci quello che non si può definire attraverso la sua arte (trompe l'oeil, ovvero l'illusione di vedere oggetti tridimensionali disegnati su un piano a due dimensioni), in cui invece di dare spiegazioni e delineazioni sul reale, ce ne pone davanti il mistero più complesso.
Molti pensano tuttavia che l'idea di questo artista di ritrarre dei soggetti coperti da un panno sia derivato da un trauma infantile causato dalla morte della madre (che fu ritrovata nel fiume Sambre suicida proprio con il volto coperto), ma in realtà la classe di Magritte è tutta nel percepire concretamente le difficoltà di porre su tela emozioni così intime e personali che vanno ovviamente prese nella loro soggettività. Nella sua vita e carriera artistica, Magritte conobbe le opere di Giorgio De Chirico, dal quale fu profondamente ispirato. Toccò anche per un breve periodo anche il cubismo e il futurismo, prima di approdare al surrealismo. Sviluppando tuttavia una sua versione personale di questa ultima corrente, egli divenne un vero e proprio illusionista dell'onirico, portando all'attenzione scenica oggetti che si trasformano o paesaggi contemporaneamente notturni e diurni.
Non si tratta tuttavia di un intento psicoanalitico teso a far emergere l'inconscio umano, ma la spinta a porre domande concrete sul paradigma più grande: l'insanabile distanza della realtà dalla sua stessa rappresentazione. Un cortocircuito che alla pari dei sogni, gli dava sempre fortissima ispirazione.
Magritte - Gli Amanti |
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